Economia

L’impresa sociale: play maker nella città dei flussi globalizzati

L’intervento di uno dei massimi esperti di housing sociale: è finita la stagione dei filantropi

di Redazione

La sfida a cui ci chiama Bonomi, pena la nostra scomparsa, è quella della connessione fra persone e luoghi. Al centro ci sono i quartieri intrecciati in reti sociali sempre più resistenti

G li elementi che emergono dalla ricerca di Bonomi raccontano di una città in transizione, contesa nella dinamica tra i flussi (della globalizzazione) e i luoghi (delle identità). Una metropoli il cui ?sviluppo globale? produce frammentazione e separazione, incomunicabilità tra soggetti sociali, vittime e protagonisti di flussi diversamente globalizzati

Ne emerge una mappa di significati capace di orientare una lettura della metropoli in transizione. Di flussi che impattano sui luoghi, di capitali finanziari e di capitali sociali, di moltitudini culturali e di identità multiple, di precarietà al lavoro e di professionisti della creatività, di rappresentanze istituzionalizzate e di istituzioni disorientate nell?attivare e immaginare processi di integrazione sociale, economica e di valori. Dentro queste dinamiche quale è il ruolo dell?impresa sociale? Un?impresa sociale che oggi vedo schiacciata nei compiti di erogatore di servizi della ?riparazione sociale?, alla mercè delle logiche degli appalti e di una filantropia compassionevole.

La sfida a cui siamo chiamati, pena la marginalità della nostra azione, è quella di dare forma imprenditoriale al trattenere i flussi per restituirli e connetterli ai luoghi. Sono i flussi della moltitudine immigrata e i flussi della conoscenza avanzata. I flussi del capitale finanziario e i flussi del capitale relazionale e territoriale. I flussi degli invisibili e i flussi della nuova élite neoborghese, oggi sempre più lontana dai luoghi in cui è nata.

Sono i luoghi dei quartieri, sono le piazze dell?abbandono, sono i caseggiati popolari, sono le aree dismesse, sono i luoghi dell?intrattenimento, sono i luoghi del consumo globalizzato, sono i luoghi dei ghetti dorati, sono i luoghi della moda e della finanza. Usando Bonomi: sono i luoghi della vita nuda e quelli della nuda vita.

Dobbiamo essere impresa (sociale) capace di intercettare i flussi e restituirli ?in modo socialmente imprenditoriale? ai luoghi, ai quartieri. Dobbiamo darci obiettivi capaci di creare connessioni e reti (tra l?università e il caseggiato popolare a poche decine di metri), di redistribuire funzioni sociali nello spazio urbano (la produzione e la fruizione culturale), di integrare le persone e i loro bisogni attraverso una costante opera di relazioni, di tessitura, di connessione, di mediazione, di attivazione delle reti (corte) da cortile. Dobbiamo alimentare la nostra economia con le risorse che i flussi ci portano. Dobbiamo saper rispondere al bisogno di una metropoli più accessibile (soprattutto nel costo della vita), perché questa possa trarre beneficio dalla sua vocazione globale.

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